Non solo F35, altri 20 miliardi per navi e missili: se lo Stato gioca a fare la guerra

Come se non bastassero le polemiche per l’eventuale acquisto degli ormai noti cacciabombardieri, il Governo continua lo shopping per “armare la pace”, vista la lista della spesa stilata dal Ministero della difesa: urgono navi e missili. Per far cosa? Dopo l’invio della Folgore in Somalia, queste manovre sembrano anticipare quello che nessuno vuole ammettere: l’Italia è di nuovo in guerra?

Secondo l’ex ministro Di Paola, l’Italia sarebbe sottoposta a diverse minacce come il terrorismo internazionale, la liberà di commercio nonché attacchi cibernetici. Ecco a cosa servono gli F35, o i 4 nuovi sommergibili previsti, o gli elicotteri da combattimento, le nuove fregate Fremm o le oltre 70 bombe atomiche di proprietà Usa “ospitate” sul nostro territorio. Servono a fare la guerra agli hacker.

È stato finalmente svelato l’arcano che giustifica questa nuova lunga lista della spesa stilata dal ministero della difesa. Come dice il Ministro Mauro “per amare la pace, bisogna armare la pace”. Peccato che poi la realtà dei fatti dica tutta un’altra cosa smentendo inesorabilmente i diretti interessati. Infatti, l’acquisto degli F35, secondo i dati ministeriali, servirà a produrre 10 mila nuovi posti di lavoro, ma nei fatti si arriverà a non oltre i 1500, dato che l’unica azienda ad aver bisogno di nuovo personale è quella di Cameri, in provincia di Novara.

Per non parlare dei costi di mantenimento che avrebbero i cacciabombardieri e gli altri “desideri” ministeriali. Inoltre, c’è da dire che le spese relative agli armamenti non sono proprio limpide e cristalline visto che trovare dati ufficiali è molto complicato. Lo Stato dichiara infatti che “solo” lo 0.9% del pil è destinato allo “shopping militare”.

Dichiarazione prontamente smentita dall’istituto Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), secondo il quale invece dal 2005 al 2009 lo Stato italiano ha destinato alla corsa agli armamenti l’1.9%, praticamente il doppio di quanto dichiarato dal Governo stesso, senza tenere conto delle spese sostenute nelle oltre 26 “missioni di pace” in cui è impegnata la Nazione. Insomma, mentre in tutti gli altri ministeri si taglia, in alcuni addirittura c’è chi è costretto a chiedere aiuto al tesoro per sopravvivere,  questo sembra essere l’unico ministero che non conosce la parola crisi.

(infiltrato.it)

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